tempo di attesa divisione ereditaria

Una divisione giudiziale dura 2-5 anni e può costare migliaia di euro. Tempi, costi, fasi del procedimento e quando ha più senso cercare un accordo.

Redazione

30 dicembre 2025

Redazione

Causa per Dividere l'Eredità: Cosa Aspettarsi (e Quando Ripensarci)

Considerazioni preliminari

Chi si trova in comunione ereditaria con altri coeredi e non riesce a raggiungere un accordo sulla divisione dei beni sa di poter agire in giudizio. L’art. 713 c.c. riconosce a ciascun coerede il diritto di chiedere la divisione in qualsiasi momento, anche contro la volontà degli altri.

Ma prima di avviare una causa, è legittimo chiedersi: quanto dura? Quanto costa? E soprattutto: conviene, o esistono alternative più rapide e meno onerose?

Il presente contributo analizza i tempi realistici di una divisione giudiziale, le voci di costo da considerare, i fattori che incidono sulla durata del procedimento, e i casi in cui una soluzione stragiudiziale può risultare preferibile.

Per un approfondimento sul diritto di chiedere la divisione e sulle modalità procedurali, si veda il contributo sull’art. 713 c.c. e la divisione ereditaria.

Quanto dura una divisione giudiziale: le fasi del procedimento

La divisione giudiziale non è un procedimento breve. 
Si articola in fasi successive, ciascuna con tempi propri, che complessivamente si estendono su un arco di 2-5 anni in primo grado.

  1. Mediazione obbligatoria (1-3 mesi). Dal 2013, il tentativo di mediazione è condizione di procedibilità per le cause di divisione. Si svolge presso un organismo accreditato, con l’assistenza obbligatoria di un avvocato. Può concludersi con un accordo o con un verbale negativo che consente di procedere in giudizio.

  2. Atto di citazione e costituzione delle parti (3-6 mesi). Se la mediazione fallisce, si introduce la causa con atto di citazione notificato a tutti i coeredi (litisconsorzio necessario). Seguono i termini per la costituzione in giudizio e la prima udienza.

  3. Nomina del CTU e perizia (6-12 mesi). Il giudice nomina un consulente tecnico d’ufficio incaricato di stimare i beni, verificarne la divisibilità e redigere un progetto di divisione. È la fase più variabile: dipende dalla complessità dell’asse, dalla disponibilità del CTU, dalla necessità di sopralluoghi e accertamenti.

  4. Deposito del progetto e contestazioni (6-12 mesi). Il CTU deposita il progetto di divisione. Se nessuno lo contesta, il giudice può renderlo esecutivo. Se emergono contestazioni — sulla stima, sulla formazione dei lotti, sull’attribuzione — si apre una fase istruttoria ulteriore.

  5. Sentenza. I tempi per la decisione variano in base al carico del tribunale. In alcuni uffici giudiziari si attendono mesi, in altri oltre un anno.

  6. Eventuale appello (2-3 anni). Se una parte impugna la sentenza, i tempi si estendono ulteriormente.

Cosa fa Allungare (o Abbreviare) i Tempi

Il numero di coeredi è il primo fattore: più sono, più si complicano le notifiche, più aumentano le probabilità di contestazioni. Se qualcuno è irreperibile, servono ricerche anagrafiche e notifiche per pubblici proclami, settimane o mesi in più.

La complessità dell’asse pesa sulla perizia. Un appartamento e un conto corrente si valutano in poche settimane. Un’azienda, quote societarie, immobili atipici richiedono mesi. Se nell’asse ci sono immobili abusivi, la causa si blocca: la divisione è improcedibile senza regolarità urbanistica (Cass. n. 10499/2025).

Ogni contestazione sulla perizia del CTU apre una nuova fase istruttoria. E il carico del tribunale fa il resto: in alcuni uffici passano sei mesi tra un’udienza e l’altra.

Al contrario, pochi coeredi reperibili, un asse lineare e nessuna contestazione sul progetto possono portare a sentenza in tempi ragionevoli. Una transazione in corso di causa chiude tutto prima.

Quanto Costa una Divisione Giudiziale

VoceImporto indicativo
Mediazione obbligatoria200 – 600 € per parte
Contributo unificatoVariabile in base al valore della quota
CTU (perizia e progetto)1.500 – 5.000 €
Onorari legali3.000 – 15.000 €+
Notifiche, copie, esecuzione300 – 1.000 €
Imposte sulla divisioneVariabili in base ai beni e ai conguagli

Il contributo unificato è determinato in base al valore della causa, secondo gli scaglioni previsti dal D.P.R. 115/2002. Nelle divisioni ereditarie, il valore si calcola sulla quota del coerede che agisce.

Il compenso del CTU varia in base alla complessità della perizia. Asse ereditari articolati, con più immobili o beni da stimare, comportano costi più elevati.

Gli onorari legali dipendono dal valore della causa, dal numero di udienze, dalla complessità delle questioni trattate. Il range indicato copre i casi più comuni, ma situazioni particolarmente conflittuali possono comportare importi superiori.

Ripartizione delle spese. Le spese si dividono tra i coeredi in proporzione alle rispettive quote. Tuttavia, se un coerede ha tenuto una condotta ostruzionistica o temeraria, il giudice può condannarlo a sostenere una quota maggiore o l’intero importo.

Tassazione della divisione con conguaglio. Quando un coerede riceve l’intero immobile e versa agli altri un conguaglio in denaro, l’operazione sconta imposte di registro, ipotecaria e catastale. L’entità dipende dalla natura dei beni e dal rapporto tra quota spettante e valore ricevuto. Una verifica fiscale preventiva consente di stimare correttamente l’impatto economico complessivo.

Quando Conviene Andare in Causa (e Quando NO)

La divisione giudiziale è uno strumento necessario, ma non sempre conveniente. Prima di avviare un procedimento che può durare anni e costare migliaia di euro, è opportuno valutare se ricorrano le condizioni che lo giustificano.

La causa può convenire quando:
Il valore dell’asse è significativo rispetto ai costi stimati. Se la quota in gioco vale 150.000 euro e i costi previsti sono 10.000-15.000 euro, il rapporto è sostenibile. Se la quota vale 30.000 euro, i costi rischiano di erodere gran parte del beneficio.

La controparte rifiuta qualsiasi forma di dialogo. Dopo tentativi seri di accordo, la via giudiziale diventa l’unica percorribile.
Esistono questioni da far accertare giudizialmente: la validità di donazioni, l’obbligo di collazione, la lesione di legittima, l’esistenza di debiti ereditari. In questi casi, la causa serve anche a definire questioni che un accordo bonario non potrebbe risolvere.
L’alternativa è restare bloccati per anni in una comunione disfunzionale, con costi di gestione, impossibilità di disporre dei beni, conflittualità permanente.

La causa può non convenire quando:
I costi stimati si avvicinano o superano il valore della quota. Vincere una causa ma spendere in spese legali quanto si recupera non è un risultato utile.
Esiste margine per un accordo, ma non è stato esplorato seriamente. A volte il conflitto è più emotivo che economico, e un confronto strutturato può sbloccare situazioni apparentemente irrisolvibili.
L’immobile presenta irregolarità urbanistiche che renderebbero la domanda improcedibile. Meglio verificare prima e, se necessario, sanare.

L’alternativa: Divisione Bonaria e Assistenza Stragiudiziale

La via più diretta è la divisione contrattuale: i coeredi trovano un’intesa e la formalizzano dal notaio. Se ci sono immobili, serve l’atto pubblico. I costi si limitano agli onorari notarili e alle imposte di trasferimento. Il limite è che richiede l’unanimità. Basta un coerede che rifiuta e questa strada si chiude.

Quando il dialogo diretto tra le parti è difficile, l’assistenza stragiudiziale può sbloccare la situazione. L’avvocato ricostruisce l’asse, formula proposte concrete, convoca i coeredi, gestisce la trattativa. L’obiettivo è trovare un punto di incontro prima di arrivare in tribunale. Anche se l’accordo non si raggiunge, il lavoro non è perso: le posizioni si chiariscono, il conflitto si ridimensiona, e un eventuale giudizio parte su basi più definite.

La mediazione obbligatoria rappresenta un’ulteriore occasione per chiudere senza sentenza. Per capire quando ha senso accettare una proposta in mediazione e quando invece conviene proseguire, si veda il contributo su quando conviene l’accordo in mediazione.

Nelle liti tra fratelli, spesso il blocco è più emotivo che economico. Anni di rancori, percezioni di ingiustizia, dinamiche familiari mai risolte rendono impossibile qualsiasi trattativa diretta. Un professionista esterno, non coinvolto nella storia familiare, può ricondurre il confronto su un piano tecnico e aprire spazi che tra le parti sembravano chiusi.

Come Abbreviare i Tempi se la Causa è già Iniziata

Anche a giudizio avviato, esistono strumenti per accelerare la definizione.

  • Art. 791-bis c.p.c. Se in corso di causa i coeredi trovano un accordo sul principio della divisione (anche se non sulle modalità concrete), possono chiedere congiuntamente al giudice di procedere con il rito semplificato. Il giudice nomina un professionista che predispone il progetto, riducendo significativamente i tempi.

  • Transazione in corso di causa. Le parti possono raggiungere un accordo, totale o parziale, in qualsiasi momento del giudizio. L’accordo viene recepito dal giudice e chiude il procedimento, in tutto o in parte.

  • Non contestare la perizia se è corretta. Le contestazioni pretestuose allungano i tempi e possono essere valutate dal giudice ai fini della condanna alle spese. Se la perizia del CTU è tecnicamente corretta, contestarla senza fondamento non conviene.

Domande Frequenti

Quanto dura un’udienza in tribunale per divisione ereditaria?
L’udienza singola dura generalmente 15-30 minuti. Il problema non è la durata della singola udienza, ma l’intervallo tra un’udienza e l’altra — che può essere di 3-6 mesi — e il numero complessivo di udienze necessarie.

Posso evitare la causa se gli altri coeredi non vogliono dividere?
Puoi tentare la mediazione (obbligatoria) e proporre soluzioni concrete. Se ogni tentativo fallisce, la causa diventa l’unica strada. L’ostruzionismo degli altri coeredi può rallentare il processo, ma non può impedirti di ottenere la divisione.

Chi paga le spese della causa?
Le spese si ripartiscono tra i coeredi in proporzione alle quote. Se un coerede ha tenuto una condotta ostruzionistica o temeraria, il giudice può condannarlo a sostenere una quota maggiore o l’intero importo delle spese.

Conviene di più la causa o l’accordo bonario?
Dipende dalla situazione concreta. L’accordo bonario è quasi sempre preferibile in termini di tempi e costi, ma richiede la disponibilità di tutti i coeredi. Se questa manca, la causa resta l’unico strumento per sbloccare la situazione.

Considerazioni Finali

La divisione giudiziale è uno strumento necessario quando il dialogo tra coeredi fallisce. L’art. 713 c.c. garantisce a ciascuno il diritto di uscire dalla comunione ereditaria, e l’ostruzionismo degli altri non può impedirlo.

Tuttavia, i tempi e i costi di una causa impongono una valutazione attenta. Prima di avviare il giudizio, conviene verificare se esistano margini per una soluzione stragiudiziale: più rapida, meno costosa, e spesso più soddisfacente per tutte le parti coinvolte.

Per valutare la propria situazione, se esista spazio per un accordo o se la causa sia inevitabile, è possibile richiedere una consulenza allo Studio Legale.

Disclaimer: Il presente contributo ha carattere informativo e non costituisce parere legale. I tempi e i costi indicati sono stime orientative che possono variare significativamente in base alle circostanze del caso concreto. Per una valutazione specifica si raccomanda di rivolgersi a un avvocato.

Studio Legale Loreggian

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Il presente articolo ha finalità esclusivamente informativa e non costituisce un parere legale. Ogni situazione abbisogna di una valutazione specifica, la cui disamina non può prescindere dall'attento ascolto del Cliente e dallo studio della relativa documentazione.

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